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Compiti da operatore socio-sanitario affidati all’infermiere: è demansionamento

Evidente, secondo i giudici, il danno arrecato alla dignità professionale del lavoratore

Compiti da operatore socio-sanitario affidati all’infermiere: è demansionamento

Se nella struttura sanitaria non è disponibile personale ausiliario in numero sufficiente a garantire le esigenze primarie dei pazienti, allora è doveroso provvedere a nuove assunzioni piuttosto che utilizzare i lavoratori disponibili anche per mansioni inferiori. Conseguenziale, nella vicenda in esame, la condanna di un’Azienda sanitaria, a cui è addebitato di avere, in sostanza, demansionato un dipendente, un infermiere, affidandogli anche incarichi da operatore socio-sanitario. Evidente, poi, secondo i giudici, il danno arrecato alla dignità professionale del lavoratore. Ciò innanzitutto alla luce della durata – ben cinque anni – del periodo in cui egli è stato costretto a svolgere, assieme all’attività corrispondente al suo inquadramento professionale, anche l’attività corrispondente all’inferiore inquadramento di operatore socio-sanitario. E in questa ottica viene evidenziata la natura di tale ultima attività, ossia prettamente manuale, e viene posto in rilievo il fatto che essa veniva svolta alla presenza di tutti i pazienti, i quali vedevano l’infermiere svolgere anche compiti propri di lavoratori inquadrati in categoria inferiore. (Ordinanza 359 del 10 gennaio 2022 della Cassazione)

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