Utili non contabilizzati per la società: legittimo l’accertamento a carico del socio
Valida la presunzione utilizzata dal Fisco per inchiodare il contribuente componente della società

Se a essere presa in esame dal Fisco è una società di capitali a ristretta base societaria, e se sono stati definitivamente accertati utili societari non contabilizzati, allora è legittimo presumere l’attribuzione pro quota ai soci di tali utili. A smentire questa visione può essere il singolo socio, chiamato però, di fronte al Fisco, a dimostrare che le somme indicate come utili non contabilizzati della società siano state o accantonate o reinvestite e quindi non distribuite. Nella vicenda presa in esame dai giudici è confermato l’avviso di accertamento a carico di un contribuente e frutto, in sostanza, di un precedente avviso di accertamento nei confronti di una srl di cui il contribuente era socio. Legittima l’applicazione della presunzione di avvenuta distribuzione ai soci degli utili extracontabili accertati alla società e quantificati in quasi 745.000 euro per un singolo anno d’imposta. Dai giudici arriva anche una precisazione: il ricorso a tale presunzione non viola il cosiddetto divieto di doppia presunzione, poiché il fatto noto non è costituito dalla sussistenza dei maggiori redditi accertati nei confronti della società, bensì dalla ristrettezza della base sociale e dal vincolo di solidarietà e di reciproco controllo dei soci che, in tali casi, caratterizza la gestione sociale. (Sentenza 879 del 25 febbraio 2022 della Commissione tributaria regionale del Lazio)